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332 | la nunziatura di parigi |
XXVI
Ancora delle speranze nella conclusione della pace.
La pace conclusa.
Lodato Dio, che pur finalmente possiamo tener per sicura la pace d’Italia. Venne di Spagna il corriere che s’aspettava e portò buone risposte; furono in sostanza che accettando Savoia il trattato d’Asti, Sua Maestá cattolica darebbe ordine a don Pietro di Toledo che sospendesse l’armi subito per doversi subito ancora venir all’esecuzion di detto trattato; il quale dovesse terminarsi come l’altra volta dentro d’un mese. Col detto corriere monsignor di Capua mi scrisse diffusamente, e mi mandò una copia di tutte le scritture che s’erano date all’ambasciator di Francia; le quali scritture saranno di giá capitate a Vostra signoria illustrissima con piena relazione di quanto s’è negoziato da quella parte: onde resta ora ch’io parimente la informi a pieno di quanto s’è trattato e stabilito da questa. Parlerò prima delle cose di Savoia e poi di quelle dei veneziani, conform’all’ordine che s’è tenuto qui nella trattazione. Con le risposte che portò il detto corriere, non s’ebbe piú alcuna difficoltá intorno alle cose di Savoia; ma qui ne sorse una subito dalla parte del duca di Monteleone, il quale pretese che avendo sodisfatto il suo re a quello che si desiderava qui, cioè accettando Savoia, don Pietro sospendesse l’armi; ogni ragion voleva ora che da questa parte si richiamassero le genti di guerra, che erano entrate in Italia o marciavano a quella volta; qui parve a questi ministri di sentirsi troppo presto stringere da questa instanza, poiché si faceva prima che Savoia avesse accettato. All’incontro diceva il duca di Monteleone che era in sua mano l’accettare, e che qui avevano sempre detto che farebbono che egli accettasse. Io ero entrato nel negozio vivamente, prevedendo a punto che non sarebbero stati inutili i miei offici per levar molte difficoltá;