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d'enrico di borbone 283


l’elettore di Brandemburg ed il palatino di Neoburg a succedere negli stati della casa di Cleves. Com’io accennai da principio, aveva l’imperator Rodolfo l’anno inanzi mandato l’arciduca Leopoldo a Giuliers. Al che s’era mosso perché Leopoldo in suo nome pigliasse quegli stati in sequestro, i quali per esser dipendenti dall’imperio, aveva giudicato l’imperatore che per giustizia dovessero restar depositati in man sua finché fosse terminata giuridicamente la causa. Erasi perciò Leopoldo fermato in Giuliers, buona terra e ch’è munita d’un buon castello. E perch’egli aveva temuto d’esserne scacciato da’ sopranominati due prencipi, i quali erano favoriti apertamente dalle Provincie unite, aveva levato qualche numero di soldati sin da principio ch’egli v’entrò. Dall’esser egli prencipe della casa d’Austria e giovane d’alti spiriti, dall’aver cominciato a metter soldati insieme e dal poter avere sí vicino il favore dell’armi di Fiandra, era nato sospetto grande non solo in Brandemburg e Neoburg, ma nelle Provincie unite e nel re di Francia che la sua venuta fosse stata con participazione e consiglio degli spagnuoli. Mostravano di temere che sotto nome dell’imperatore gli spagnuoli ricoprissero qualche lor proprio disegno, il quale avesse ad essere finalmente o di metter Leopoldo in possesso degli stati del morto duca di Cleves o d’entrarvi essi medesimi con qualche colorito pretesto. Onde il re e le Provincie unite avevano presa risoluzione d’aiutare, com’entrasse la primavera, Brandemburg e Neoburg a scacciar Leopoldo di Giuliers ed a farlo uscir totalmente di quei paesi. A questo segno erano le cose di Cleves quando il prencipe di Condé si levò di Fiandra e giunse in Italia. Fu dunque giudicato meglio dal re di Francia il valersi di questa occasione delle cose di Cleves per formare un esercito, che intimando apertamente la guerra all’arciduca ed agli spagnuoli, dar loro comoditá di provedersi per tempo e di resistere alle sue armi con maggiore facilitá.

Erano grandissime in quel tempo le forze del re di Francia. Possedeva egli in somma pace il suo amplissimo regno, il quale perciò abbondava maravigliosamente di tutte le cose; e la gloria