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d'enrico di borbone 279


le ragioni che s’adducevano dalla parte degli spagnuoli per far credere che fosse stato riuscibile il suo rapimento. Ma qual si fosse la veritá in un fatto che sí difficilmente, fra passioni tanto contrarie, poteva dar luogo a trovarla, entrò subito il giorno seguente la principessa in palazzo, e vi fu condotta con accompagnamento grandissimo. E quanto riuscí lieto quel giorno agli spagnuoli altretanto riusci mesto a’ francesi, a’ quali parve che la principessa fosse stata condotta come presa e come in trionfo, e prese dietro a lei ed incatenate le passioni del re di Francia. Intanto a dar conto al re di tutti questi successi erano stati spediti piú corrieri in grandissima diligenza. Ond’egli esacerbato maravigliosamente, giudicando che non convenisse piú caminar per vie di pratiche nelle cose di Condé, ma che fosse meglio spaventarlo con le minaccie, prese risoluzione di scrivergli una lettera in credenza di quello che gli esporrebbe il marchese di Coure. Presentata che gli ebbe Coure la lettera, con brevi e risolute parole gli disse, che il re per mostrare la sua benignitá verso di lui gli proponeva di nuovo il partito di tornare in Francia, e di rimettersi liberamente in sua mano. Che di nuovo l’assicurava d’un pieno perdono di tutte le cose passate. Ma che s’egli non accettasse subito questo partito, il re sin d’allora lo dichiarava reo di lesa maestá, poiché egli contro le leggi di Francia aveva avuto ardire d’uscir del regno senza permissione del re, e contro quelle del sangue aveva offeso il re stesso in tanti altri modi.

Prese tempo Condé a rispondere, e la risposta fu poi ch’egli per salvar l’onore e la vita s’era levato di Francia, e che la necessitá lo faceva libero da ogni delitto. Esser pronto a ritornarvi quando gli fosse offerto partito da starvi sicuro. Voler vivere e morire fedele al re. Ma quando il re uscendo dalle vie di giustizia procedesse contro di lui per quelle della violenza, pretendere che fosse nullo ed invalido ogni atto che si facesse contro la sua persona.

Ridotte dunque in grandissima acerbitá tutte le cose, il prencipe di Condé essendo entrato sempre in maggior sospetto