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d'enrico di borbone 267


altre cose riguardanti il servizio lor proprio e quello di tutta la cristianitá unitamente. Avere la sua virtú ancora il sospetto fra i prencipi, e spesse volte operar piú in essi lo stimolo del timore che quello dell’amicizia. Ma in qualunque modo fosse restato Condé in mano del re cattolico e dell’arciduca, qual piú bella qual piú opportuna occasione si sarebbe potuta desiderare per mettere alcun freno alle cupiditá immoderate del re di Francia? Essersi egli fatto arbitro della tregua di Fiandra poco inanzi conclusa; volere che dal suo arbitrio dipendessero le differenze intorno alla successione della casa di Cleves; vantarsi d’aver questo titolo d’arbitro universale d’Europa, e d’esercitarne l’autoritá. E quale autoritá particolarmente dover essere men tolerata che questa, di voler egli impedire a prencipi sí grandi e sí giusti, come il re cattolico e l’arciduca, che non potessero usare il vero offizio della grandezza e giustizia loro in protegger gli oppressi? tali spezialmente come il prencipe di Condé? e per tale oppressione come la sua? lá dove egli, anche dopo la pace ultima fatta col re cattolico, teneva tuttavia assicurato in Francia Antonio Perez, ministro ch’era stato infidelissimo alla corona di Spagna; e non solo assicurato, ma gli dava particolare stipendio e gli faceva ogni onore negli occhi propri della sua corte. Quanto esser differente la qualitá di Condé? Quanto differente la causa, e come poter esser meglio giustificata la sua fuga di Francia? nata senza dubbio (che che si dicessero i ministri del re in contrario) per necessitá manifesta di salvar l’onor suo e d’assicurar la sua vita medesima.

In cosí fatte querele prorompeva il marchese Spinola, e seco tutti gli altri ministri spagnuoli. Né contentandosi delle sole querele, cercavano per tutte le vie possibili d’imprimer le medesime passioni nell’animo dell’arciduca prencipe moderatissimo, e che dopo tante difficoltá uscito pochi mesi inanzi per via della tregua di Fiandra de’ passati pericoli della guerra, non voleva dare occasione che ne avesse a rinascere una nuova e piú grave col re di Francia. Ma dall’altra parte era tale la subordinazione degli interessi dell’arciduca a quelli del