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libro secondo - capitolo vi 243


si potrebbe aggiustare con qualche ripiego di scambievole sodisfazione. Da tali risposte prese animo sempre maggiormente il legato, onde ristrettosi piú volte di nuovo con i deputati del re, finalmente dopo lunghi e duri contrasti gli dispose a procurare che il re lasciasse al duca l’accennata porzione di paese ch’era necessaria per dare il passo alla gente spagnola che andasse in Fiandra. Consentiva a ciò il re con grandissima ripugnanza, né volle mai condescendervi se il duca in contracambio non gli cedeva sette terre che esso duca possedeva sulla riva del Rodano, per le quali si contentò il re di lasciare al duca il ponte di Gresy sopra il medesimo fiume e di mano in mano poi una striscia continuata di terreno aperta che arrivava sino al confine della contea di Borgogna, ch’era come una larga strada per la quale avrebbono dovuto passare l’accennate genti spagnuole per entrare in detta contea. Volle di piú il re cento milla scudi, e che il duca non potesse fabricare alcun forte in quel passo né imporvi gravezza alcuna. Questo fu l’ultimo segno al quale si dichiararono li suoi deputati che il re giungerebbe. E per l’ultima conclusione sopra l’altro punto delle quattro terre accennate, si dichiararono che il re lasciarebbe al duca Centale Damonte e Roccasparviera, ma che in ogni modo rivoleva Castel Delfino, come luogo che s’avvicinava piú al Delfinato e poteva piú agevolmente unirsi con quella provincia.

Ridotte a questi termini le cose con li deputati del re, fece gli uffici che piú convenivano similmente il legato con quei di Savoia, e di giá gli aveva fatti con ogni maggior efficacia appresso il duca medesimo per via del nunzio e con reiterati corrieri. Onde il duca risolvè di inviare ordini segreti a’ suoi deputati per la conclusione dell’aggiustamento, ma nondimeno commandò loro che, senza scoprire tali ordini, mostrassero piú tosto ripugnanza alle condizioni e si avantaggiassero in tutto quello che potessero. Fecero dunque essi molte difficoltá, e dissero che sopra delle accennate pretensioni del re, cioè, di cedergli il baliaggio di Gies, le sette terre sulla ripa del Rodano, la terra di Castel Delfino e di