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236 delle memorie


con allegrezza scambievole, con indecibile agilitá e destrezza, e con quella loro libertá naturale in cosí vaga maniera che quei balli tanto vivaci si conoscevano propri della nazione, la natura della quale si dimostra tutta spiritosa in quei balli. Durò sino a mezza notte, con ogni piú dilettevole e insieme maestoso trattenimento, la festa.

Dopo queste azioni publiche nelle quali si era divertita la corte, ritornossi di nuovo dal legato alla negoziazione particolare. Desiderava egli sommamente di poterla vedere quanto prima ridotta a fine, e di ciò il papa non solamente faceva a lui viva instanza ma con lettere di sua mano spesso ne rinovava nuovamente gli offici col re medesimo. Né si mostrava men desideroso anch’egli il re di sapere quanto prima se dovesse o continuare la guerra o godere la pace. A quella, per una parte, lo facevano inclinare i guerrieri suoi spiriti, le prosperitá sue d’allora nell’armi, l’incitamento di tanti e sí valorosi capitani e ’l natural genio sí bellicoso della nazione. Ma in contrario, il trovarsi egli giá innanzi con gli anni e aver bisogno di prole, il considerare le turbolenze passate e l’esserne il regno tuttavia stanco afflitto e languente gli facevano con troppa chiarezza vedere che gli sarebbe, non solo piú fruttuosa, ma quasi del tutto necessaria la pace. Questo era in particolare il senso de’ suoi piú sperimentati e piú gravi ministri. Onde egli finalmente si dispose a volere in ogni modo stringere il trattato d’accordo, per tirarne insieme, con ogni industria però, quei vantaggi che la condizione delle cose sue, allora sí vantaggiose, molto fermamente gli prometteva.

Ripigliatosi dunque il negozio, tornò il legato di nuovo a stringerlo con ogni ardore ad uno dei due partiti, della restituzione o del cambio. Intorno al primo, egli si offerse al re di operare in modo che gli si facesse la restituzione del marchesato assolutamente libera e senza riserva alcuna di ragioni a favore del duca. Pregò poi affettuosamente il re a voler contentarsene e a voler, senz’altra maggior tardanza, consolare il pontefice e la cristianitá con la pace, la quale facendosi in quella forma non potrebbe essere piú onorevole per