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libro secondo - capitolo vi 227


lungamente ambedue insieme, con molta sodisfazione. Era Villeroy primo segretario di stato, e rendeva egli maggiore l’autoritá dell’officio con la propria riputazione di se medesimo. Grande era la sua esperienza, grande la sua integritá, e quantunque egli fosse stato uno de’ piú constanti parteggiani che avesse avuta la lega, nondimeno si erano in lui sempre veduti sensi e di buon francese e di buon cattolico, e d’uomo che abborrisse altretanto la dominazione straniera quanto amasse la vera legitima e naturale autoritá regia francese. Da lungo tempo esercitava egli quel ministerio, e l’essersi fatta in lui ormai grave l’etá gli accresceva tanto maggiormente la stima. Benché quindeci anni dopo io lo trovai vivo nel mio giungere in Francia e vigoroso tuttavia nel sostenere quell’officio, al quale diede fine poi con la morte l’anno seguente, lasciando un’immortal memoria del merito in sí lunghe ed egregie fatiche da lui acquistato e con la casa reale e insieme con tutto il regno.

Fu carissima dunque al legato questa occasione di trattare con un ministro di tal qualitá, e ch’era de’ piú stimati e piú confidenti che il re avesse intorno alla sua persona. Negoziarono lungamente, come ho detto, insieme, ed il legato con destrezza si dolse in particolare d’aver trovato il re con pretensioni sí alte, e soggiunse liberamente che il disporsi alla pace il re a quel modo era un volerla per non volerla, potendosi tenere per certo che la parte contraria non accettarebbe mai quelle condizioni. Ma Villeroy dopo aver sostenuto con soave modo le parti del re, disse al legato che non bisognava si presto allentarsi d’animo, che il trattato medesimo insegnarebbe come s’avessero da superare le difficoltá, e ch’a tal fine niun mezzo sarebbe stato migliore che la prudenza e autoritá dell’istesso legato. Onde ricevuti con gran prestezza i recapiti necessari, spedí subito per le poste al duca per tal effetto il segretario Valenti, sua creatura e che sotto di lui faceva in Roma le prime parti nella segretaria pontificia di stato. Trovavasi il Valenti appresso il legato, e l’aveva egli condotto seco e l’adoperava per farlo crescere tanto piú in riputazione