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178 delle memorie


maneggio. Onde i prelati della corte romana con tal’esempio averanno potuto sempre meglio conoscere le prerogative particolari de’ ministri apostolici nelle corti degli altri prencipi, e insieme piú accendersi nel desiderio di poter conseguire e degnamente esercitare li medesimi impieghi; e di qua pur si può sempre meglio comprendere il vantaggio grande che hanno li pontefici in tutte le trattazioni che dal supremo officio loro pastorale richiede la cristianitá di continuo, quando col debito zelo vien usato da loro quell’officio, e che procedono con la vera e propria loro qualitá di padri communi; e con tale occasione è forza ch’io mi compiaccia in qualche modo ancor io fra me stesso nella memoria di un simile avvenimento occorsomi nel primo anno della mia nunziatura di Francia. Aggiustaronsi allora, e fu nell’anno milleseicentodiciassette, due gravissime differenze sostenute con l’armi nelle due estremitá d’Italia: l’una era in Friuli tra la casa d’Austria e la republica di Venezia per ragione degli Uscocchi, e l’altra in Piemonte tra il re di Spagna, in favor del duca di Mantova, ed il duca di Savoia, col quale era unita in lega l’istessa republica. Sopra le cose di Monferrato erano mezzani della concordia il pontefice Paolo ed il re di Francia, onde a me toccò di fare una delle prime scene in tutto quel maneggio, e con tale successo che divenni quasi arbitro ancor’io di tutto quello che nella corte di Francia si negoziava. Facevansi le conferenze a casa del gran cancelliere, ch’era in quel tempo il signor di Villeroy. Io stava solo pur similmente in capo di tavola: al destro lato sedevano i ministri del re che erano cinque e i piú stimati, cioè il signor cancelliere, il signor di Veer guardasigilli, Villeroy primo segretario di stato, il presidente Gianino ed il signor di Pisius, figliuolo del cancelliere che doveva succedere nell’officio del Villeroy, che di giá unitamente con lui l’esercitava. Alla parte manca stavano due ambasciatori veneti, l’uno straordinario ch’era Ottavio Buon e l’altro ordinario ch’era il cavaliere Gussoni. Faceva l’officio di ambasciatore straordinario in nome del re di Spagna, e sosteneva insieme le parti della casa d’Austria di Germania, il duca di Monteleone signore