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162 delle memorie


specialmente per quelle del nunzio ordinario che risiedeva in Turino, egli subodorasse di certo che il duca non aveva potuto sentir peggio che di vedersi venire addosso una tal proposta. Mostrò dunque con ogni miglior apparenza il duca che assentirebbe al deposito, e per farvisi conoscere tanto piú ancora inclinato discorse lungamente col patriarca intorno alla maniera del farlo.

Ma il patriarca prima di passare nella pratica piú innanzi col duca, si risolvè di tornare subito a trattare col re, e perciò senza alcuna perdita di tempo ripassò di nuovo a Parigi per rappresentare egli al re pienamente tutto quello che aveva negoziato col duca, e con ogni maggior efficacia, procurò d’astringerlo accioché in grazia del papa si contentasse di dare orecchie a qualche amicabile accordo prima ancora d’effettuarsi il deposito, atteso che non si doveva perdere la speranza che ciò potesse succedere fra le parti senza che il papa, nel compromesso e nel deposito, si avesse a trovar impegnato sí pericolosamente fra loro. Veniva a ciò il re mal volontieri, dicendo che troppo dubitava dagli artifici con i quali procederebbe il duca di Savoia nel trovar sempre nuovi pretesti per non uscir fuori del marchesato; nel quale sospetto perseverando sempre piú il re, e persuadendosi fermamente che il duca non effettuerebbe mai il deposito, riscaldatosi nella materia piú del solito, un giorno disse al patriarca queste parole: — Monsignor patriarca, voi vederete che il duca di Savoia con artificiose invenzioni anderá sfuggendo il deposito, e che il papa non potrá farmi giustizia come io sperarei con la sua sentenza; onde io sarò costretto a farmela da me stesso con la mia spada. — Era accortissimo di sua propria natura il re, e benché impiegato lungo tempo fra l’armi, era non men consumato ancora fra i negozi, e parve appunto ch’egli allora prevedesse con sicuro pronostico quello che doveva seguire e che seguií poi in materia del marchesato, come si anderá di mano in mano rappresentando. Reiterò nondimeno sí efficacemente il patriarca le medesime instanze, che al fine il re non seppe negare al papa una sí giusta e sí da lui desiderata sodisfazione.