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156 delle memorie


era fra Bonaventura siciliano di Calatagirone, religioso della famiglia osservante di san Francesco. Aveva, come di sopra toccossi, dopo i gradi inferiori della sua religione esercitato ultimamente il supremo del generalato, ed il papa si era servito di lui appresso il cardinale di Fiorenza, legato apostolico in tutto il maneggio della pace fra le due corone frescamente in Vervin trattata e conclusa. In quella negoziazione aveva il generale riportata gran lode, e fatto apparire che li suoi talenti lo rendevano abile non meno agl’impieghi del secolo che a quelli del claustro; onde il papa per dimostrazione d’onore e di stima l’aveva poi creato patriarca di Costantinopoli.

Spedito che egli fu al re di Francia per dover fare col duca di Savoia similmente gli offizi che bisognassero, il papa cominciò a pigliare intorno alla causa le necessarie informazioni dal signor di Sillery e dal conte di Verrua. Ma sul principio s’incontrò subito una durissima difficoltá, e questa fu che i francesi volevano avanti d’ogni altra cosa che si vedesse il punto del possessorio, e i savoiardi all’opposito pretendevano che universalmente il papa decidesse ambedue i punti del possessorio e del petitorio. Erano grandissime sopra di ciò le durezze dell’una e dell’altra parte. Con tutto ciò potè il papa fra tanto avere in mano qualche scrittura, e scuoprire sino a certo segno dove si fondassero le ragioni che di qua e di lá si potevano addurre. Consistevano le ragioni in sostanza nell’aver i marchesi di Saluzzo prese l’investiture del marchesato, secondo il vario corso de’ tempi, ora dalla parte di Francia e ora dalla parte di Savoia, ed in conseguenza con variabile soggezione riconosciuta la sovranitá del feudo ora in quella ora in questa; nondimeno appariva molto chiaro l’ultimo stato, nel quale per lungo tempo e sí pacificamente la corona di Francia ne aveva goduto il possesso, prima che il duca di Savoia venisse all’innovazione sopra narrata.

In tanto il patriarca era venuto in Francia, né si può dire quanta renitenza avesse trovata nel re intorno al consentire che il compromesso con nuova dilazione di tempo si prolongasse. Aveva egli preso vivo sospetto che il papa non solo