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sua seguí la celebrazione del matrimonio. Terminata la messa, tornossi al palazzo del granduca, con l’istesso ordine. Avvicinatosi poi la notte, ragunossi tutta la medesima compagnia in una gran sala per godere una festa di ballo, che durò fin quasi alla mezzanotte. Quindi passossi ad una real cena. In capo alla sala dove il convito si celebrò sorgeva alquanto dal suolo un tavolato coperto di tapeti finissimi, nel quale sotto un ricchissimo baldachino era distesa una mensa per otto persone. E queste furono alla man destra la regina la duchessa di Mantova e la granduchessa con la duchessa di Bracciano, ed alla man sinistra il legato e il duca di Mantova il granduca e il prencipe suo primogenito. Ne’ due lati della medesima sala correvano poi lunghissime tavole, nelle quali cenarono all’istesso tempo dall’una e l’altra parte le dame servite confusamente da cavalieri. Con piú reale e piú maestosa magnificenza non poteva essere apparata la sala, ed a proporzione riuscí in tutto le parti il convito. A quest’azione corrisposero tutte l’altre ancora, e di tornei e di feste e di caccie e di comedie e d’altri vari trattenimenti, con i quali furono celebrati quei giorni ne’ quali soggiornò il cardinale in Fiorenza. Ma riuscí famosissima specialmente una rappresentazione recitata in musica, per la gran diversitá dell’invenzioni esquisite che vi apparirono cosí intorno alla singolar bellezza della scena principale trasmutata piú volte mirabilissimamente in piú scene, come intorno all’eccellenza delli intramezzi delle machine, de’ canti de’ suoni e altri mille trattenimenti che del continuo rapivano il teatro in ammirazione. E certo si potè star in dubio se quelle fossero meraviglie imaginate o pur vere, o se avessero piú dell’umano o piú del divino, e se in quel tempo fosse stato maggiore o il gusto che la scena recava con sí rara e sí bene accompagnata varietá di spettacoli o pure il diletto, che dal teatro nasceva per sí alta e sí maestosa ragunanza di spettatori. Era particolarmente arricchito d’un gran numero di bellissime dame il teatro, ma sopra tutto la regina appariva non men regina in bellezza che in qualitá, con sí gran forza erano tirati gli occhi di tutti a rimirare i