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cardinale mostrasse di voler pareggiar lui, ch’era capo degli Orsini, con Marzio, che non era capo de’ Colonnesi. Onde con termini risoluti fece rispondere al cardinale ch’egli era a Fiorenza e non a Roma, e che in Roma eziandio egli non aveva mai voluto sottoporsi alla legge di quel decreto. Riportata al cardinale questa risposta se ne alterò grandemente, e rinovò l’instanza al granduca perché disponesse don Virginio e gli altri due sopradetti ad unirsi mescolatamente con i baroni romani. Usò il granduca nuove diligenze a tal effetto, e con don Virginio in particolare; nondimeno egli constantemente fece rispondergli che in ogni altra occasione l’averebbe ubbidito, ma che lo supplicava a perdonarli se in quella per onor suo e della sua casa non poteva ubbidirlo. Da tale risposta alteratosi maggiormente il legato, e parendoli che in ciò restasse offesa la dignitá del papa e la riputazione sua propria, con parole risentite ordinò subito che venisse la sua carrozza da viaggio, ch’era poco lontana, dichiarandosi col granduca di voler piú tosto ritornarsene a dietro che soffrire una tale azione. Ma il granduca addolcitolo con termini pieni di rispetto e d’onore, lo pregò a non volere maggiormente turbarsi perché egli averebbe rimediato al disordine, e perciò subito egli medesimo andò a trovare don Virginio, e operò di maniera che lo fece partire e tornare nella cittá con gli altri due insieme. A questo modo cessò il disturbo.

Giunto il legato alla porta della cittá gli si presentò innanzi col clero il vescovo di Fiesole, come piú antico suffraganeo del cardinale di Fiorenza arcivescovo, e gli diede a baciare la croce, per la quale ceremonia il cardinale ed il granduca scesero da cavallo. Quindi rimontati, fu ricevuto il cardinale sotto il baldachino nell’abito cardinalizio piú maestoso, ed a quel modo con il granduca al suo lato sinistro fu condotto alla chiesa catedrale, dove fatta l’orazione consueta in tali occorrenze e data la benedizione al popolo, se n’andò ai palazzo del granduca, e salite le scale fu da lui condotto alle proprie sue stanze, che erano con tutto il resto del suo appartamento ammobigliate in ogni piú splendida e sontuosa