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138 delle memorie

con le ceremonie solite data la croce della legazione al cardinale Aldobrandino, il quale fu poi accompagnato da tutti i cardinali a cavallo nell’abito loro consueto in tal occasione sin fuori della Porta del popolo, dove egli si licenziò da loro mostrando di mettersi allora in viaggio. Nondimeno egli non partí quell’istesso giorno, ma tornato in carrozza chiusa a palazzo si trattenne tutto quel di col papa, e poi nel seguente, che fu alli ventisei di settembre, si pose effettivamente in viaggio.

Andava egli con numerosissima compagnia, onde era necessario di compartire in giornate brevi e commode il viaggio che si faceva. In tre alloggiamenti pervenne alli confini del granduca, dove trovò don Antonio de’ Medici fratello naturale della regina, che in nome di lei e del granduca era venuto ad incontrarlo ivi e riceverlo. Dal medesimo don Antonio fu egli poi sempre accompagnato e condotto ad alloggiare di luogo in luogo secondo la distribuzione delle giornate, e per tutto ricevè quell’onore e quelle commoditá che piú convenivano in riguardo alla sua persona ed a quelle di tutti gli altri che lo seguitavano. In sette giorni, dopo esser entrato nel dominio del granduca, egli giunse vicino a due miglia a Fiorenza: fatto ivi ricevere ed alloggiare dal granduca in un monasteri© bellissimo dell’ordine cartusiano, per dover poi nel giorno seguente far la sua solenne entrata in quella cittá. Alquanto prima ch’egli giungesse al monasterio, venne il granduca medesimo in carrozza col prencipe suo primogenito e con un nobile accompagnamento di molte altre carrozze ad incontrarlo e riceverlo, e dopo averlo lasciato nel monasterio tornò a Fiorenza.

Intanto si erano disposte tutte le cose necessarie per l’entrata solenne del cardinale. Avvicinatosi dunque egli nella mattina del di seguente, che fu quello di san Francesco, alla cittá, per un breve spazio di strada gli venne incontro a cavallo il granduca, menando seco nel modo stesso don Virginio Orsino duca di Bracciano suo nipote per via di sorella, don Giovanni de’ Medici e don Antonio, del quale ho detto di