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6 delle memorie


richiedevano e la mia etá giovenile d’allora e l’intenzione, che io aveva d’applicarmi quanto prima alla vita ecclesiastica. Quindi pigliai casa propria e mi posi in abito clericale. E perché l’aver tenuti in continuo esercizio domestico appresso il Riccoboni i miei studi mi aveva giovato infinitamente, perciò nel pigliar casa risolvei di tirare appresso di me qualche uomo dotto, il quale in primo luogo valesse nella professione legale, ma che fosse versato ancora nelle altre sorti di lettere, che fra la conversazione civile sogliono piú godersi e fra le corti massimamente piú praticarsi. E mi nacque appunto occasione di trovare un soggetto del quale restai grandemente poi sodisfatto, e questo fu il dottore Carlo Salice padovano, buon legista buon filosofo ben introdotto ancora in teologia, ma ben versato particolarmente nelle altre piú amene e piú culte lettere.

Con tal guida io cominciai con vivo ardore lo studio legale, insieme con gli altri ancora piú dilettevoli, accompagnando però le publiche lezioni con le private: benché a dire il vero, quello fosse piú tosto lo studio accessorio che il principale. In questo, di casa con un tal’uomo, io provava il maggior profitto, poiché tutte l’ore del giorno mi diventavano quasi tutte ore di studio; e cosí faticando senza fatica, mi si convertiva in recreazione quello che in altra maniera mi sarebbe tornato ben spesso a rincrescimento. Fra gli altri studi che mi allettavano, mi rapiva specialmente lo splendore e l’amenitá dell’istoria; onde io mi rubava spesso agli altri per darmi a questo. Fin d’allora io godeva con sommo piacere di trovarmi a quelle tante e sí varie scene di casi umani che dall’istoria si rappresentano; dall’istoria, dico, la quale unendo le memorie sepolte con le piú vive, e i secoli piú lontani co’ piú vicini, a guisa di scola publica in mille efficaci modi ammaestra i prencipi ammaestra i privati, e fa specialmente conoscere quanto uguale e giusta con tutti sia l’alta mano di Dio, e quanto piú fra le miserie che fra le felicitá ondeggi l’uomo in questo sí naufragante commune Egeo della vita mortale. Non potrei esprimere insomma il piacere e profitto