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104 delle memorie


senza dubio vedrebbesi che egli averebbe con l’istessa brevitá fatto il medesimo intorno alle persone grandi venute a morte, che suol’essere il vero e proprio luogo dove gl’istorici piú si compiacciono di fare comparire gli elogi loro.

In Livio se ne trovano pochi dell’una e dell’altra sorte, e quei sono brevissimi. E famosa particolarmente è la descrizione ch’egli fa d’Annibale. Quanto avrebbe potuto dire della sua casa de’ suoi maggiori del suo nascimento della sua educazione e di mill’altre minuzie che potevano in qualche modo riportarsi alla persona di lui, se non l’avesse giudicate soverchie e ripugnanti del tutto al decoro e alla severitá dell’istoria? E perciò con una mezza facciata descrive quelle particolari qualitá sole che in tal luogo si dovevano necessariamente rappresentare intorno alla persona d’un sí grande e memorabile capitano. Con la medesima nobiltá di sensi e con ugual brevitá di parole da lui vien fatto un elogio a Catone il maggiore vivente, per occasione di mostrare con quanto applauso egli fosse creato censore, ed in quanta riputazione appresso alla republica egli si trovasse. Non meno gravi ed insieme non meno brevi sono gli elogi che fa in morte a Fabio Massimo ed a Scipione, due lumi de’ piú gloriosi che in pace ed in guerra avesse avuti giamai la republica, e nell’istessa forma al re Attalo fa un simile funerale. In un altro luogo dove nasce occasione di paragonare tre chiarissimi capitani venuti a morte quasi in un medesimo tempo, cioè Scipione, Annibale e Filippomene generale degli Achei, l’autore tralascia di farlo ed accenna di astenersene per non divertirsi dalla narrazione principale; solamente con cinque o sei righe gli paragona insieme nell’oscuritá della morte che fecero sí disconforme allo splendore della vita che essi prima avevano passata.

All’esempio di questi due prencipi dell’istoria latina si fa il medesimo da Curzio e da Tacito, scrittori l’uno e l’altro pur’anche di sommo pregio. Nell’istoria di Curzio non poca materia nasce d’elogi. A Parmenione fatto morire da Alessandro, e che dopo lui in autoritá e valore riteneva le prime parti, ne vien fatto uno di poche righe ma pieno altrettanto