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A MADONNA LUCRETIA ESTENSE BORGIA DUCHESSA ILLUSTRISSIMA DI FERRARA.
PIETRO BEMBO.
E io non ho a V. S. più tosto quegli ragionamenti mandati, che essendo l’anno passato in Ferrara le promisi giunto che io fussi qui di mandare; iscusimi appo lei la morte de lmio caro fratello Carlo; che io oltre ogni mia credĕza credenza credenza ritrovai di questa vita passato: la qual morte si mi stordi; che a guisa di coloro, che dal fuoco delle saette tocchi rimangono lungo tempo sanza sentimento, non ho peranchora ad altro potuto rivolger lanimo, che alla sua insanabile et penetrevolissima ferita. Percio che io non solamente ho un fratello perduto; iiche suole tuttavia esser grave et doloroso per se; ma ho perduto un fratello, che io solo havea, et che pur hora nel primo fiore della sua giovanezza entrava; et ilquale per molto amore di me ogni mio volere facendo suo nessuna cura maggiore havea, che di tutte le cure alleggiarmi, si che io a gli studi delle lettre, che esso sapea essermi sopra tutte le cose cari, potessi dare ogni mio tempo et pensiero; et oltre a cio di chiaro et di gentile ingegno, et per molte sue parti meritevole di pervenire a glianni della inchinevole vecchiezza; o certo almeno a cui si convenia, percio che egli era alla vita venuto doppo me, che anchora doppo me se ne dipartisse: lequai tutte cose quanto habbiano sanza fine fatta profonda la mia piaga; V. S. da quelle due, che la ingiuriosa fortuna in ispatio di poco tempo a lei ha date, potrei istimare. Hora; poscia che altro fare non se ne puo, et che in me per la tramssione di questo tempo volgare et commune medicina piu tosto che per altro rimedio, il dolore et le lachrime hanno in parte dato luoco alla ragione et al diritto cono-