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Pietro Bembo - Rime


Se non che sofferenza ne donasti;
con la qual chi le porte al dolor serra,
pur vive, e par che prova altra non basti.14

CVIII.

Tanto è ch’assenzo e fele e rodo e suggo,
ch’omai di lor mi pasco e mi nodrisco,
e son sì avezzo al foco, ond’io mi struggo,
che volontariamente ardo e languisco.4

E se del carcer tuo pur talor fuggo,
per fuggir da la morte, e tanto ardisco,
tosto ne piango et a pregion rifuggo,
Amor, più dura, in pena del mio risco.8

E fo come augellin, che si fatica
per uscir de la rete, ov’egli è colto;
ma quanto piú si scuote, e più s’intrica.11

Tal fu mia stella il dì, che nel bel volto
mirai primier de l’aspra mia nemica,
ch’a me tutt’altro e più me stesso ha tolto.14

CIX.


La nostra e di Giesù nemica gente,
ch’or lieta, come fosse un picciol varco,
l’Istro passando, in parte ha l’odio scarco
sovra quei, che la fer già sì dolente;4

di cui trema il Tedesco, e ‘n van si pente,
ch’al ferro corse pigro, a l’oro parco,


Letteratura italiana Einaudi 67