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Pietro Bembo - Rime |
va rimembrando, e ‘ntanto ogni campagna
empie di gridi, u’ pur che ‘l piè lo porte,
e sol desio di morte
mostra negli occhi e ‘n bocca ha ‘l vostro nome,35
giovene ancor al volto et a le chiome.
Che parli, o sventurato?
a cui ragioni? a che così ti sfaci?
e perché non più tosto piagni e taci?
LVII.
Che ti val saettarmi, s’io già fore
esco di vita, o niquitoso arcero?
Di questa impresa tua, poi ch’io ne pero,
a te non pò venir piú largo onore.
Tu m’hai piagato il core,5
Amor, ferendo in guisa a parte a parte,
che loco a nova piaga non pò darte,
né di tuo stral sentir fresco dolore.
Che vòi tu più da me? ripon giù l’arme;
vedi ch’io moro: omai che pòi tu farme?10
LVIII.
Se ‘l foco mio questa nevosa bruma
non tempra, onde verrà, che sperar possa
refrigerio al bollor, che mi disossa,
né cal di ciò chi m’arde e mi consuma?4
L’antica forza, che qual leve piuma
soprapose Ossa a Pelio, Olimpo ad Ossa,
non fu d’amor e di pietà sì scossa,
e mar, quando piú freme irato e spuma,8
Letteratura italiana Einaudi 37 |