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Pietro Bembo - Rime


Se quei pur vive, ch’assai lieto in prima,
perde poi la sua guida e ‘l suo sostegno,
e sempre chiama, e nessun mai risponde.14

CLXI.

Che mi giova mirar donne e donzelle,
e prati e selve e rivi, e ‘l bel governo,
che fa del mondo il buon motore eterno,
mar, terra, cielo, e vaghe o ferme stelle?4

Spenta colei, ch’un sol fu tra le belle
e tra le sagge, or è mio nembo interno:
forme d’orror mi sembra quant’io scerno;
esser cieco vorrei per non vedelle.8

Ch’i’ non so volger gli occhi a parte, ov’io
non scorga lei fra molte meste, o lasso,
chiuder morendo le sue luci sante.11

Ond’io viver non curo, anzi desio
di girle dietro con veloce passo;
et era me’, ch’i’ le fossi ito avante.14

CLXII.

Donna, de’ cui begli occhi alto diletto
trasser i miei gran tempo, e lieto vissi,
mentre a te non dispiacque esser fra noi,
se vedi, che quant’io parlai né scrissi,
non è stato se non doglia e sospetto5
dopo ‘l quinci sparir dei raggi tuoi,
impetra dal Signor, non più ne’ suoi
lacci mi stringa il mondo, e possa l’alma,


Letteratura italiana Einaudi 103