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Pietro Bembo - Rime

vento fatal sì tosto non devrebbe
aver divelta, l’un penser mi dice,8

per cui d’amaro pianto il cor si bagna;
ma l’altro ad or ad or con tai parole
prova quetarmi: a che ti struggi, o cieco?11

non era degno di sì chiaro sole
occhio di mortal vista; or Dio l’ha seco,
dal cui voler uom pio non si scompagna.14

CLVI.

Deh, perché inanzi a me te ne sei gita,
se tanto dopo me fra noi venisti?
Od io non me n’andai, quando partisti,
teco? e tempo era ben d’uscir di vita.4

Porgimi almen or tu dal cielo aita,
ch’io chiuda questi dì sì neri e tristi,
mostrandomi la via, per cui salisti
al ben nato conciglio, lma e gradita.8

Mentre i duo poli e ’l lucido Orïone
ti stai mirando, che tra lor si spazia,
più giù qui, dov’io piango, e me risguarda;11

e per Giesù, ch’al mondo oggi fe’ grazia
di sé nascendo, a trarmi di pregione
e guidar costà su, non esser tarda.14

CLVII.

S’Amor m’avesse detto – ohimé, da morte
fieno i begli occhi prima di te spenti –,


Letteratura italiana Einaudi 100