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Pietro Bembo - Rime


raro dopo gli antichi: a questo Omero
basciò la fronte e cinsela di mirto,
Virgilio parte seco i passi e l’ore.14

CXLVII.

Porto, che ‘l piacer mio teco ne porti,
la vita e noi sì tosto abandonando,
che farò qui senza te, lasso? e quando
udirò cosa più, che mi conforti?4

Invidio te, che vedi i nostri torti
dal tuo dritto sentier, già posti in bando
gli umani affetti, e vo pur te chiamando
beato e vivo, e noi miseri e morti.8

Deh che non mena il sole omai quel giorno,
ch’io renda la mia guardia e torni al cielo,
di tanti lumi in sì poche ore adorno?11

Nel qual, lasciato in terra il suo bel velo,
fa con l’eterno Re colei soggiorno,
onde ho la piaga, ch’ancor amo e celo.14

CXLVIII.

Or hai de la sua gloria scosso Amore,
o morte acerba; or de le donne hai spento
l’alto sol di virtute e d’ornamento,
e noi rivolti in tenebroso orrore.4

Deh perché sì repente ogni valore,
ogni bellezza inseme hai sparso al vento?


Letteratura italiana Einaudi 95