carattere provvisorio che si innalzava sopra la navata maggiore, ora si trovano disposte in uno dei vani interposti fra la volta e la copertura del tiburio: e questa collocazione, benchè non presenti sinora alcun inconveniente dal lato statico, non può essere certo considerata come definitiva. A questa questione sì aggiunge l’altra che si riferisce alla decorazione attuale della fronte la quale, col progetto di riforma, deve necessariamente essere rimossa: ma se il toglierla dal posto che occupa è una conseguenza inevitabile dell’attuazione di una nuova fronte, non ne deve perciò risultare la conseguenza che questa decorazione, così ricca di pregi d’invenzione e di esecuzione, debba andar dispersa, giacchè — malgrado sia in aperta dissonanza collo stile fondamentale del tempio — rappresenta un’epoca importantissima dell’arte nostra. Il disperdimento di questi frammenti, considerati per lungo tempo con disprezzo, come frutti di decadenza dell’arte, costituirebbe ai nostri dì un vero atto di vandalismo: anzi già si manifestano gli indizii di una corrente di idee secondo la quale tali frammenti, non solo debbono essere salvati per l’intrinseco loro valore artistico, ma debbono essere lasciati in posto perchè nel tentativo stesso di accordo colle disposizioni dello stile originario del Duomo, presentano un fatto interessante per la storia dell’arte. Non è il caso, ora, di estendere la questione a questi concetti i quali, una volta ammessi, costituirebbero una pregiudiziale a tutta la questione della riforma della facciata: questo lato storico e archeologico della questione potrà, anzi dovrà essere largamente trattato allorquando sarà da esaminare e ponderare con tutta serietà se realmente il progetto che si vorrà tradurre in atto è tale da giustificare la scomposizione della attuale facciata e da offrire sicura garanzia di compensarne largamente i pregi e l’interesse storico: ma di fronte all’attuale problema di una nuova fronte messo avanti senza alcuna restrizione, non v’è luogo a tali preoccupazioni archeologiche. Ciò non toglie che si possa fin d’ora studiare quella soluzione la quale elimini tali preoccupazioni avvenire, col trar partito opportunamente di tutta la decorazione attuale; e la soluzione che si propone viene ad associarsi ad uno dei partiti coi quali si può sciogliere il problema del collocamento delle campane. Di questi partiti uno sarebbe quello di riformare la parte superiore del tiburio, per modo da svilupparvi una cella apposita centrale per le campane: l’altro è quello di svolgere il motivo del campanile affatto separato dall’organismo della chiesa, ripristinando uno dei concetti dell’antica cristianità. Il concetto che si presenta più spontaneo è quello di sviluppare la decorazione del campanile nello stile del Duomo; e su questa via nessun dubbio che si possa arrivare ad una soluzione soddisfacente, benchè le caratteristiche dello stile del Duomo, e specialmente la mancanza di quelle riseghe dalle quali principalmente l’architetto può trar partito per restringere la massa, man mano che s’innalza, rendono abbastanza difficile la soluzione del problema. Si aggiunga che la torre isolata, svolta conforme allo stile del Duomo, richiede di essere collocata dì fianco e non molto discosto dalla facciata: l’ubicazione della torre in tali condizioni può non riuscire opportuna, sia dal lato della viabilità, che dall’effetto estetico