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in giusta misura, dalle porticine interne delle sacrestie e specialmente da quella verso mezzogiorno, giacchè l’altra presenta le traccie dell’intervento di due artefici nell’accoppiamento di alcune forme che risentono ancora la tradizione lombarda, con altre che rappresentano l’influenza nordica. Si aggiunga come le stesse proporzioni limitate di queste porte abbiano lasciato prevalere l’elemento figurativo a scapito della ossatura architettonica, cosicchè piccolo è il partito che se ne può ritrarre per una applicazione ad un motivo di dimensioni assai più grandi: risulta quindi necessario studiare la decorazione di alcune porte che ci rimangono di quell’epoca e che accennano alle caratteristiche dello stile del Duomo, anche se di edificii civili, nelle quali troviamo, non di rado, il motivo di quella incorniciatura rettangolare che circoscrive le linee arcuate della porta1: a questa disposizione, di carattere civile, si può opportunamente accompagnare la cuspide a trafori che aggiunge carattere religioso e dà slancio alle proporzioni della porta. Per verità questo motivo della cuspide, benchè sia un vero elemento archiacuto, non presenta un esempio di qualche importanza nel Duomo: ne troviamo però un accenno negli scomparti della intelaiatura del finestrone absidale, opera di Filippino da Modena: e non si potrà dimenticare come lo stesso partito generale della falconatura a piccole cuspidi traforate che corona tutto l’edificio, si possa considerare come il fondo e la preparazione di un motivo principale, il quale può trovare appunto sulle porte il suo posto d’onore.

Prima di abbandonare il motivo delle porte, menzioneremo un partito decorativo complementare che viene opportuno, non solo a dare maggiore unità e carattere a questa parte inferiore della facciata, ma ad aggiungere altresì quella ricchezza necessaria a rendere particolarmente solenne l’ingresso al tempio. Questo partito è quello della decorazione ornamentale in oro applicata alle profilature e ai fondi del bianco marmo: partito assai in uso nel periodo di poco anteriore alla costruzione del Duomo: lo troviamo, per citare un esempio assai notevole, nel monumento a Bernabò Visconti, già nella chiesa di S. Giovanni in Conca, ora al Museo Archeologico, dove l’applicazione della doratura si sviluppa in tutte le parti architettoniche e figurative, con motivi originalissimi; troviamo tale applicazione in altri monumenti funerarii, pure dell’epoca, — come nella chiesa di S. Marco, nel monumento a Lanfranco Settala: sappiamo pure che fu applicato nello stesso Duomo, sia per traccie ancora visibili, che per menzione fatta in documenti della prima epoca2. Tale

  1. Citiamo a questo proposito la porta caratteristica di Casa Borromeo e quella della dimora di Gaspare Vimercati in Via Filodrammatici. Questa, benchè sia di molti anni posteriore alla fondazione del Duomo, riassume mirabilmente le caratteristiche dell’architettura locale, di fronte ai nuovi concetti che, in quello stesso periodo d’anni, e a pochi passi, si affermavano nettamente nella porta Medicea di Via Bossi (ora al Museo Archeologico).
  2. Già nel 1395 Si ordinava a Giovannino de Grassi di compiere le dorature alla porta della Sacrestia verso Compedo: l’anno dopo allo stesso artefice si ordi-