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epoca in cui le genuine tradizioni dello stile erano andate completamente perdute, le testate dei bracci di croce, iniziate nel periodo migliore dello stile originario, vennero appunto spogliate di quella parte di decorazione che era stata già eseguita per le porte, cosicchè, salvo alcuni frammenti statuarii di cui si trasse nuovamente partito1, non rimase alcuna traccia della disposizione architettonica di quelle porte: i documenti non danno indicazioni attendibili, poichè i varii disegni di porte che si conservano, sia nella Raccolta Bianconi all’Archivio Civico di S. Carpoforo, sia nella Raccolta Ferrari, o nei volumi di Disegni all’Ambrosiana, si presentano come studi eseguiti in un’epoca in cui già si era affievolita la tradizione dello stile primitivo, e non hanno quindi l’impronta dell’intimo carattere del Duomo2. Non si può quindi consigliare di attingere i criterii direttivi in quei documenti. Un solo indizio riguardo la forma di tali porte, ci dà il resoconto già citato di quella seduta 1 maggio 1392, dove si legge: Dubium. Quid sibi videatur de designamento unius portæ gemellæ croxerie versus Compedum cum tota facie ipsius croxeriæ?

Responsio. Ea visa et perspecta declaraverunt quod ipsa est valde pulchra et bona ac honorabilis et quod super ea procedatur.

Dal che sembra si progettasse una porta gemella, cioè divisa in due vani con pilastro mediano, disposizione per verità caratteristica delle porte di stile d’oltralpi: questo indizio però è troppo vago perchè possa servire come criterio direttivo nello studio delle porte3. Si potrà invece trar partito,

  1. Molti scrittori d’arte hanno asserito che alcuni frammenti, già decorativi appartenenti a quelle porte, vennero nuovamente impiegati nelle cappelle laterali che hanno sostituito le porte stesse: asserzione però che non ci risulta abbastanza fondata da un minuto esame alle cappelle. Qualche dato relativo ad una di queste porte, lo ricaviamo da un documento che si trova a fol. 38 del Vol. 251, Disegni, all’Ambrosiana, firmato da Cristoforo Lombardo e Baldassare Vianello, nel quale si legge: «Dicemo che la porta laterale di detta giexa che sara verso li scalini, va larga br. 8 sive braza otto e alta braza sedici et le ante se aprirano per di dentro dreto ala parieta siue al longo di detta parieta et per di fora li va la projectura del vestibulo che verrà in fora tanto quanto he il fondamento vegio che sono in fora de detta parieta braza sette e mezo e longo braza sedici e meza sive in decesepte.» Queste misure citate per il vecchio fondamento del vestibolo davanti alle porte, corrispondono alle indicazioni date dalla pianta del Cesariano, e corredate dalle parole VESTIBVLORUM TRIVM FVNDATIONES ANTE JANVAS.
  2. A proposito della decorazione di queste porte dei bracci di croce, richiameremo come i Deputati alla Fabbrica, dopo avere nel 1503 ordinato dei disegni all’Omodeo, al Dolcebuono, al Solari, al Fusina, si occupassero di «cercare qualche esperto architetto nelle parti di Alemagna o altrove, affinchè faccia progetti non badando a spese e fatica.»
  3. Anche il Cesariano (fol. LXXV verso) pare accenni a queste porte dai bracci di croce, divise con pilastro mediano con queste parole: «Ma unde sono li dui β β iui constitueueno le duple fore ualuate che haueuano li itineri et aditi diretti al trigono A, quale con il suo parastatico separaua epsa ualue si como a la nostra Milanese Aede Baricephala li due che si respiceno: luna dal Septentrione: l’altra dal Meridiano sono collocate.»