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pubblicazione dell’opera del Cesariano, erano già state mandate ad effetto in modo sostanzialmente diverso: infatti in quei disegni il tiburio s’innalza sopra la navata maggiore conservando ancora la pianta quadrata — concetto primitivo forse — mentre effettivamente, al tempo del Cesariano, il tiburio era già stato iniziato secondo le idee del Dolcebuono, dell’Omodeo, e di Francesco di Giorgio Martini, a pianta ottagonale coi gugliotti d’angolo; disposizione che nella tavola a fol. XV recto, di fianco al disegno della sezione generale, venne notata dal Cesariano con uno schizzo prospettico, a modo di variante1.

Dobbiamo pure accennare, di fronte alla penuria degli indizii e documenti, il dipinto su tavola di Stefano da Pandino2, rappresentante Gian Galeazzo in atto di offrire alla Vergine il modello della Cattedrale: in questo modello che si presenta dalla parte dell’abside, mentre si nota il tiburio corrispondente approssimativamante, nelle proporzioni, a quello costrutto, non si vede nessuna disposizione di campanile: ora l’epoca e l’autore del dipinto hanno una grande autorità, poichè la tavola fu eseguita nel 1412 (Stephanus de Pandino me fecit 1412) da un artista famigliare assai alla costruzione del Duomo per avervi dipinto le vetrate: e certo, disegnando il modello del tempio in un’epoca in cui la costruzione

  1. Sotto al disegno si legge: IDEA • OCTOGONÆ HECUBÆ PHALÆ ET PIRAMIDATÆ SI PERCUMBERE EAM SUPER COLUMNAS QUATUOR PARIQUADRATI VOLUM TOTAM EXTRA SOLIDUM INVENIETUR QUOD CONTRA MENTEM SAPIENTUM ARCHITECTORUM SI MAXIMI ONERIS PERPETUITATEM OBTINERE VELIT.
    Anche nel testo (pag. XXIIII recto), il Cesariano non si mostra favorevole a tale cambiamento del concetto primitivo, e dice:
    «Como alcuni hano facto in tal modo et præso graue errore perche tuti li corpi de Architettura che nascono da uno suo principale ordine deno sequire di quello: et non fabricare fora del solido: si come han facto alcuno de nostri Patricii architetti maxime in la sacra Aede Cathedrale de Milano: essendo da construere sopra le quatro principale Pile Marmoreæ, La Hecubale seu Tholata Pinacula Piramidale, quale extracta da li solidi: hano facto lo octagono circumdamento mœniamo sopra li lateri de le Trigonale uolute epse fundate radicatione. et hano conclusi da luno lato al altro li arcuati uoluti con lo magno foramine ecentricato quale conspecula contra lo terrestre solo et Aere di epso Templo: sopra li quali uoluti uolendo collocare la maxima Piramide prædicta separata dal solido dil pluteale spectaculo. Cubiti sei circumcirca et douendo ascendere per la Trigonale ratione sopra data brachii 56 da la littera. L. A. Q. seu Y si tomo habiamo indicato: me pare cosa impossibile tanto maximo onero et immane altitudine si possa substinere senza retinaculi et tanta innumerabile ponderosità non corruere poi in breue tempo. Cum sia ciascuno brazo cubale di marmore pexa libre 800 quale libre s. no di uncie 28 de nostro pondo: quale figure sono dimostrate di sopra.»
  2. Era una pala d’altare a sette comparti, destinata forse fin dall’origine a decorare un altare del Duomo e che, tolta nelle successive trasformazioni degli altari, avvenuta specialmente all’epoca di S. Carlo Borromeo, passò pochi anni sono, dal museo privato Cavaleri, a Parigi.