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artistico, particolarmente quando, da lontano, la Cattedrale giganteggia sulla distesa della città. Il tiburio — se non avessero prevalso dei dubbii e delle preoccupazioni statiche — avrebbe potuto raggiungere un maggior sviluppo e quindi maggiore imponenza e predominio sull’assieme del tempio: ma appunto per questo occorre che tale deficienza, già sensibile, non sia resa ancor più grave da un confronto colle masse considerevoli e slanciate delle torri sulla fronte.
Dopo aver considerato questo partito delle torri dal punto di vista estetico ed organico, dobbiamo pure farne l’esame dal punto di vista storico, colla scorta dei documenti e delle memorie attinenti al Duomo. Pochissimi sono i documenti grafici che ci pervennero, riguardanti le primitive disposizioni della Cattedrale: perciò di fronte a questa deficienza, alcuni dati, apparentemente di valore secondario, acquistano una speciale importanza, quand’anche si voglia proceder molto cauti nel fondarvi delle affermazioni positive.
Che non vi dovesse essere nel concetto primitivo del Duomo il partito delle torri sulla fronte, si può dedurre da varii indizii che non sarà inutile di richiamare.
Notiamo innanzi tutto come nei documenti abbastanza copiosi dei primi anni della costruzione non sia fatta alcuna menzione di campanili: si potrà, è vero, obbiettare che, in quei primi anni, l’attività dei cittadini si portò sull’abside e sui bracci di croce, nell’intento di affrettare il compimento di quella parte tanto importante ed essenziale del tempio, giacchè ad iniziare i lavori anche verso la fronte del tempio si opponeva la disposizione del vicino Palazzo Ducale, o Broletto vecchio, impedimento che — come è noto — si protrasse sino allo scorcio del XVI secolo, epoca in cui, demolita la parte anteriore di quel Palazzo, fu possibile completare, mediante la costruzione delle tre campate anteriori, la disposizione planimetrica originaria.
Ma questo stesso impedimento — malgrado non dovesse, all’epoca dei primi lavori, presentarsi come ostacolo irremovibile, giacchè bisogna ammettere che chi aveva ideato la pianta generale dell’edificio non poteva, senza qualche fondamento, aver preventivamente destinato allo sviluppo del tempio una parte dell’area del vecchio Broletto — riflesso non lieve per riconoscere, più che una adesione, un diretto intervento del Conte di Virtù nella fondamentale disposizione del tempio — questo impedimento ripeto, per quanto si presentasse momentaneo, non doveva mancare di influire in qualche modo sullo sviluppo organico del tempio, e, coll’obbligare la febbrile attività e l’impazienza dei cittadini a concentrarsi sul terreno allora disponibile, promuoveva, forse inconsciamente, il concetto originale di una costruzione col centro di gravità in corrispondenza al tiburio. Anche prescindendo da questo argomento, che può avere il valore di una semplice supposizione, resta sempre il fatto che il concetto di due torri frontali, se avesse formato parte dell’organismo primitivo, avrebbe dovuto