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Il tema di una nuova facciata del Duomo di Milano, la quale corrisponda all’organismo particolare della costruzione e alle caratteristiche della originaria decorazione del monumento, può essere studiato e risolto seguendo due vie assai diverse.
Chi si accinge all’arduo problema può, lasciando libero campo alla fantasia, tentare una soluzione la quale, coll’impronta di concezione tutta di getto s’imponga, sorvolando a qualsiasi dubbio od incertezza presenti il problema; oppure, mortificando la fantasia e frenando ogni iniziativa della mente, può colle pazienti ricerche degli indizii e dei documenti storici, e colla minuta analisi delle forme e delle disposizioni originarie, mettere assieme, poco a poco, pietra a pietra, le linee fondamentali di una soluzione che miri ad essere la ricostituzione ideale del concetto primitivo.
Le due vie però non possono condurre con tutta sicurezza al risultato; poichè, mentre lo studio e le ricerche di documenti non bastano a ravvivare e rischiarare tutti i lati del difficile problema, l’assoluta libertà d’azione della fantasia, trascurando alcuni criterii fondamentali del tema, può raggiungere una soluzione, bella ed armonica per sè perchè svolta liberamente e senza restrizioni, ma non completamente coordinata a quella massa marmorea della quale deve costituire la nota principale.