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1514: M.o Bramante morì hiermatina), sono al contrario assai scarse le notizie riguardanti il periodo molto più esteso del soggiorno a Milano, periodo che ci riesce assai oscuro per la scarsità dei documenti e per la confusione stessa che durò a lungo sul nome di Bramante: egli è appunto per tale povertà di documenti che dobbiamo tener calcolo, con particolare interesse, delle notizie che si possono ricavare dalle poesie. Ed anzitutto ci sorprendono le ripetute dichiarazioni e descrizioni della miseria in cui si sarebbe trovato a quel tempo l’autore.

In uno dei sonetti, Bramante, rivolgendosi all’amico Visconti, annuncia il prossimo ritorno da lungo viaggio insino a Nizza, e si descrive tutto rotto negli abiti, malconcio e senza un soldo: in altro sonetto, sotto forma di dialogo, finisce per dichiarare che porta i borzacchini perchè ha le calze rotte: tre sonetti consacra a descrivere, adoperando anche espressioni e frasi volgari, le calze rotte, e conclude col chiederne un pajo.

Per quanto si voglia riconoscere in tali dichiarazioni di miseria l’intervento di una naturale inclinazione alla celia, pure un certo fondamento di verità si fa sentire e ci richiama alla memoria come il discepolo di Bramante, Cesare Cesariano abbia lasciato scritto di lui che «...fu patiente filio di paupertate.»

Questo artista che vediamo prender parte, coll’opera o col consiglio, a molti dei lavori che