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LA FAVOLA |
Che ne la mente eterna è stabilito
Più non volendo, ne voler curando,
Il corso adatta de la vita sua.
Voi sole sete, fra così gran turba,
(Non so per qual cagion fati maligni)
Chel vostro natural destin sprezzate,
Per non poter di più quanto potete,
Che sole al mondo per amar venute,
Più à questo acconcie che ad ogni altra cosa,
Per far di voi, à chi lo merta copia,
Per contentar le sue bramose voglie,
Sdegnando il nostro amor la fè, il disio
Di voi poco vi cal meno di noi,
Ne di cio tanto à beneficio nostro
Duolmi del falso, che divise, e sparse
Vi tien da noi come nimici vostri,
Quanto per voi, che le ricchezze proprie
Senza alcun frutto possedete invano,
Che tanti, e tanti innumerabil doni,
Di si conte manier, di si bel corpo
Non adoprando, non usando ogn’hora,
Come debito fora, come lice
Mostrate a torto esser tenute saggie,
Duolmi, che per giovar giovene dette
Continovando il rio vostro dispitto,
A’ voi di angoscia, à noi di noia sete