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LA FAVOLA

     Sol per non sgomentarne, ancho vi diede.
     Che dirò de le snelle braccia honeste,
     Che per soccorer, per pacificarne
     Hà la natura, e Dio lunghe produtte?
     Che de la bocca, onde la pace viene
     Merce del bacio manifesta e chiara?
     Ove il cor lascio timidetto, e piano,
     Ch’a ogni lieve, cagion dal petto svelto
     Ne la tremante faccia vi si vede?
     Che taccio de le lagrime alme e sante,
     Di che si larga copia il Ciel vi diede,
     Che dirò de la debil lieve forza?
     Del timor natural che con voi nacque?
     Che tutti questi raccontati segni,
     Tutte le qualitati in voi trovate,
     Fan chiaro inditio, e manifesta fede,
     Di quanto v’hò già detto, e dirovi ancho.
Vi ho detto, e dico, che pietose sete
     (Benche il vero appo voi nulla ne giova)
     Da Dio create, e che sdegnose e atroci
     À chi più v’ama, esser dovete meno,
     V’ho detto, che non ad altro al mondo state,
     Se non per compiacer, à chi piacete,
     Per aggradir chi vi si dona et offre,
     Per salvar vita, à chi per voi la perde,
     Che se col ver alto giudicio intiero,