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DI ANAXARETE.

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     Onde le voci lagrimose, e il pianto,
     Che si sarebbe assai lontano udito
     Col suon delle percosse accompagnato,
     Giunse à le orecchie della cruda, e dura
     Anaxarete, gia ch’il giusto Dio
     Vendicator d’ogni sprezzato amante,
     Gridava à degna, et meritata pena.
     Cosi quasi dai i pianti alquanto mossa.
     (Non che pietà del morto amante havesse)
     Veggiam dicendo le lugubri esequie,
     Ascese ad un balcon alto, e sublime,
     Onde à pena Iphi nel funesto letto
     Disteso havea da le finestre visto
     Che (tosto più che ripensar non posso,
     Che di là sù quel che si vuol è fatto)
     Sentendo già gli occhi indurar, e il vivo
     Sangue dal corpo scolorato, e smorto,
     Invisibil fuggire, e da le vene;
     Come talhor nell’aspre spine ascoso
     Non veduto gonfiato angue premuto
     Pastor turbato sbigotito fugge
     Indarno i piedi di ritirar sforzosi
     (Ó vendetta del Ciel giusta, e severa)
     Che eran cangiati in insensibil pietra,
     I piedi che così pronti, e leggieri,