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DI ANAXARETE,

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     Queste son le corone empia e crudele
     Che ti piaccion dicendo, il capo apese,
     Et volto verso la spietata fera
     (Quasi mostrasse fermo il suo disio,
     Ò fosse caso che à fortuna avienne)
     Dal forte nodo strangolato, e avinto,
     Horrendo peso, et infelice giacque.
Taccia chi Amore, et le sue forze sprezza,
     Et finto crede cio ch’al suo potere
     Esser concesso in ogni carta legge,
     Che nulla è al mondo, che ad acceso amante,
     Poi che sofferti mille oltraggi, e mille
     Da venti combattuto, e da procelle
     Dispera il porto desiato tanto
     Ardir si nieghi per voler del Cielo
     Che spinse già nella famosa terra,
     (Mille altri esempij raccontare non curo
     Sparse nelle latine, ò Greche historie)
     Onde primieramente al mondo sorse,
     D’ogni ben colto inchiostro esempio, e frutto
     Il miserabil giovine col ferro
     Indursi à fine fortunoso, e reo,
     Gia favola non è com’à una statua,
     Ch’era ò bona fortuna consecrata,
     Egliè legato d’amoroso laccio,
     Come di Pigmalion ancho si legge,