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LA FAVOLA

     Del ricevuto beneficio merto,
     Poi che col proprio sangue m’apparechio
     D’isbramare le tue ingorde accese voglie,
     Ne percio gia prima de l’alma fuore
     Partirà la memoria ferma et salda,
     Che di te tengo, anzi à un medesmo tempo,
     À un colpo solo mancaran due luci,
     Ne per incerta, et incostante fama,
     Novella havrai da la mia cruda morte,
     Quel io saro che per maggior certezza
     Col mio funesto miserabil corpo,
     Pascendo gli occhi tuoi crudeli e feri,
     Verro messaggio di me stesso vero:
     Ma se qua giù gli occhi pietosi mai
     Per mirar volge la bontà superna,
     S’alcnn benigno et amichevol nume
     Cura le offese de sinceri amanti,
     Sia di me prego ricordevol (altro
     Come pregar non puote anche non volse)
     Et agiungendo à la impennata fama
     Quel tempo, ch’e a la vita hor mi si tolle,
     Di noi memoria sempiterna faccia:
     Cosi disse egli, et alla porta ornata
     Spesso già di corone, e di ghirlande,
     Gli occhi piangenti, e le pallide braccia
     Acciò legasse il triste laccio alzando,