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LA FAVOLA |
Che à sospirar et lamentar son volti,
Con l’alma afflitta sbigottita et mesta
L’antico scempio d’infamato orgoglio,
Che ne passata ne futura etade
Mai coprira di sempiterno oblio,
In queste carte vi appresento et porgo.
Cosi benigna le proterve voglie
Dal altrui essempio mossa et da pietade,
S’il Ciel iniqua morte à quei destina
Che sventurato amor preme et ingombra,
Cangiate per bontà vostra infinita
Fù già ne l’odorata e vaga Cipro
Di nobil sangue e generosa stirpe,
Che da Teucro famoso antico scese,
Anexarete cui (si piacque Amore,
Che spesso ahi lasso in disegual uolere
Con catena di ferro, ò di diamante
Duo cor scherzando fieramente lega)
Veduto à pena restò preso et vinto
Iphi, che benche di lignaggio humile,
Ratto inalzato sin’al terzo Cielo,
(Mercé del vago Angelico sembiante)
Tal di dentro et di fuori sentì infiammarsi,
Che poi che vincer con ragion non valse
Il fier destin, et la soperchia fiamma,
Da speme indotto, ch’è benigna duce