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AL GRAN CARDINAL

DI TRENTO.


HH

ORA eccovi Signor mio un vero pegno, tal qual egli si sia, della mia osservanza, che dall’ammiratione dell’infinite vostre virtu nata, et dalla somma cortesia nutrita, tanto durera, quanto quelle et questa che per se sono immortali, etiamdio dall’honorate fatiche de scrittori celebrate, saranno al mondo in memoria eterna, le quali poscia che io non voglio, per non gli scemar le sue giuste lodi, ne posso per la debolezza dell’ingegno in carte spiegare, mi è pero forza, voglia, ó non voglia, che per mostrare in parte la devota mia servitu, col nome et titolo dell’altezza et splendor vostro, si essalti et illumini cio che da noiosi studi ritolto, tallhor per diporto meco et con le muse ragiono, così come hora di queste mie ciancie amorose che vi appresento et consacro far mi conviene, del che, se per aventura da alcuno saro ripreso, che a si gran Prencipe così fatte cose, et così infime ma

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