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LA FAVOLA |
Sol’il volto restava et sol la voce
À la trasfigurata sua persona,
Ma tutto al fin restò cangiato, et come
Scabbia suol fare che possanza prende
E’ à poco à poco il già corrotto corpo
Occupa, et à le parti lese aggiunge
La parte, ch’a veder men’era offesa,
Cosi il distin de la novella vesta
L’avanzo del suo volto et de la voce
Fece conforme al corpo, et quel che dianzi
Era un bello viso, et voce d’Angioletta
Che sonava divin, non che mortale,
D’accuto becco prese guisa, e augello
Restò del nome suo, vera Colomba
Candida et pura, come allhor premuto
Latte, over neve in un bel chiuso colle
Usa fioccar, che’l Sol non tocchi mai.
Ò vera fede d’anima sincera
Verso chi più pregiava, et vero istinto
Che lassa impresso la Natura Madre,
Poi che come tallhor usa il fanciullo
Gittarsi in braccio de la madre, o vero
Ne la gonna cercar viluppo, udita
Voce di lupo, ò pur di Can d’apresso,
Cosi al primo spiegar il nuovo augello
Hebbe ricorso à la sua Dea presente,