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LA FAVOLA

     Celesti Dei, si può nefando errore
     Riputar tra mortai, se pena tanta
     Riporto per fallir di pena indegno,
     Et per haver tra fior posta la mano,
     Fior mal tocchi per me, fior che’l crudele
     Serpe ascoso tenendo, il cor m’havete
     Morso, sol’attoscando, et non la vita
     Troncando, come à me caro sarebbe
     Per Euridice haver compagna eterna.
     Ò velenosi fior senza veleno
     Come senza fallir cangiate vita.
     Havesti almen ne i campi di Thessaglia
     Le pestifere piante, e i Sassi, e l’herbe
     Nocenti, per nocere altrui, già colte,
     Se per giovare à chi giovar dovea,
     Fior innocenti à più innocente vita
     Tolgon la vita, senza dar la morte.
     Felice Circe et tu Medea sei dunque
     Se maliosi sughi, e iniqui semi
     Per far sol’opre micidial, potete
     Raccor ne i vostri prati, con Amore
     Pace trovando, e se pur mai v’adduce
     Amor ne i vostri cor’ dolor, et pruova
     Solita uscir da le sue man, ne pena
     Ch’a lui sconvenga oìme, ne nuova à fare,
     Si come in me già fa. Deh fier Cupido