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LA FAVOLA

     Spogliossi il Fanciullin del’arme usate,
     Et Venere del Cesto, ò maraviglia
     Di quel secreto suo poter, se ratto
     Che Ciprigna il lasso, parve ella senza
     I suoi lacci lascivi, et senza quella
     Virtù del ragionar, che come ascoso
     Aspe trà vaghi fior, potente frode
     Tende à i sensi et à i cor, donde poi presi
     Restano in forza altrui, senza mai sciorre
     L’alma prigion, da l’amoroso vischo.
Ma ecco accinti al gioco et l’uno et l’altra
     Con festoso gioir, con vezzi et salti
     Dieder principio, et con si fatto ardore,
     Che non da scherzo, ma da vera garra
     Di gloriosa impresa, ogniun parea
     C’hor questi fior, hor quei cogliendo gisse.
Che non fai Gloria, tu ch’eterno sprone
     Hai di farti maggior? tu che sei face
     In tutte honeste menti? et tu ch’allumi
     Gli animi à belle imprese, e’n Ciel gli guidi?
     Fin’à i destrier correnti han per te sola
     Ne la focosa lena il corso intento
     Mentre à l’arringo lor corrono à pruova,
     Á tutti in somma fai provar l’ardore
     Che la lode et la palma al cor ne danno.
     Et benche pien di riso et di diletto