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DI PYTI.

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     Perche mia vita oime, perche non lice
     Deponer teco questa grave salma?
     Perche, s’è morta lei, per cui vivea,
     Non muor quest’alma sconsolata homai?
     Come senza il mio cor viver mai posso?
     Come, l’aura vital perduta spiro?
     O perche almen de boschi horridi mostri
     Orsi, Lupi, Leon, non vi è concesso
     Di fare esca il mio corpo à vostri morsi?
     Acciò che per innanzi piu non senta
     Del presente dolor conformi tempre?
     Dunque à me noce l’essere Dio, se questo
     Mi tien di morte l’uscio chiuso, aperto
     A felici mortai, che morir ponno
     (Il Ciel che maggior dono altro sa dare?)
     Serrar volendo i sensi à doglia alcuna,
Ahi Pyti à me crudel che nuovo modo
     Trovato di morire, con un sol colpo
     Duo corpi hai tu percossi, et fai la morte
     Immortale ne l’un, ma son’io sciocco
     Ad incolparne te, quando io crudele,
     Io del tuo mal cagion son stato et io
     Per troppo amarti à quel furor ho spinto,
     Chi per troppo furor t’ha spinto à tale,
     Ah ch’almen lo dovea piegar la bella
     Sembianza, atta à piegar un marmo, un Tigre,