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LA FAVOLA

     Che di te far potro pianta gradita,
     Perche come l’amor, viva il ricordo?
     Dunque il fido baston di questa vita
     Dolce sostegno, per amor caduca,
     De tuoi rami farò, perche s’appoggi
     Ne le braccia gentil mio corpo lasso,
     Dunque de l’alte chiome, che gia bionde,
     Hor verdi scorgo, potro farmi spesso
     Anzi à le tempie mie ferma ghirlanda,
     Et nel’ombra beata haver ristoro,
     Ma ristoro ben fia picciolo, et salda
     Rimembranza del mal, mentre ne boschi
     Pan il Pino amera, che eternamente
     Di Natura vorra la certa lege.
Cosi piagne il dolente, e al fermo pianto
     Piu lo spingne il veder l’amata Pino
     Mandar dal tronco lahrimose stille,
     Et gelato liquor, vero segnale
     Del sangue che dal corpo si diparte,
     Et mentre cio, nuovo dolor gli aggiunge,
     A palme il volto suo battendo, e al petto
     Squarciando che’l ricopre, al fin la Canna
     Getta vilmente per gli herbosi campi,
     Et torna à gridi, et dice, ahi Canna, ahi Cetra,
     Non sperar di cantar piu liete cose
     Se mai piu lieto esser non posso, ahi Pyti