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DI PYTI.

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     Ah (furiso comincia) non potrai
     Pyti Pyti fuggir, ch’io non raggiunga
     La vana fuga ch’e nel far contrasto
     Col corso a i venti, ah se tu Pan tanto ami
     Quanto credo et conosco, hor che me fuggi,
     Pan, Pan non amerai, non amerai
     Piu Pan, ne Pan potra piu viva amar te,
     Morta potrati amar, morta amarate
     Il deforme caprar, de boschi il rozzo
     Cittadin, poi ch’è ver che viva t’ama.
Et dicendo cosi, vinto da questo
     Furor il fiato che da l’Orse spira,
     Mosse là ver la Nimpha, (o man che scrivi
     Come scriver mai poi si horribil caso)
     Et lei che Pan gridava, et da la madre,
     Soccorso con parlar fioco chiedea,
     Prese tra l’hirte braccia, et hor stringendo,
     Hor ne l’aria levando, à tutte forze
     Da la cima d’un monte alto et superbo
     A terra scuosse, et à la terra rese
     Il suo bel corpo, prenda homai la madre
     (Disse) nel grembo, s’egli ver che l’ami
     La figlia, et sia di lei urna et sepolcro.
Al cader de l’eccelsa et bella pianta,
     Altro dir non s’udi Quell’innocente
     Salvo, soccorri ò Madre al caso ingiusto,


B ii