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DI PYTI. |
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Come la capra poi gravida fatta
Partori quel Silvan, che de le selve
Si noma dio, benche i direi chè il parto
Fosse questo tuo Pan come altri crede
Ahi Pyti, et sdegni poi che Borea t’ami?
Et vuoi che Pan sol t’ami, sol ti segua,
Ne sai ne pensi come puo tal frutto
Seguir da l’amor mio, che giunta meco
Nel giogo marital potrai vederti,
E qual marito ti potria donare
La pronuba Giunon, che piu honorata,
Più felice, piu ricca ti facesse?
Et qui prometto con solenne fede,
Che s’amata mogliera essermi hai caro,
Gia ti apparecchio nel Settentrione
Dal grande impero la real corona,
Lo scettro, il manto, et cio che tengo in quelle
Parti, dove reina essendo andrai
Altera di te stessa, mentre il vulgo,
Qual nuova dea dal cielo ivi discesa,
Adorandoti humil altari et tempi
Ti fara sacri, et maschi incensi, et tori
Uccidendo et ardendo in honorarti,
Te sola ai voti havra propitio nume,
Senza quei doni anchor, senza gli honori,
Che dal mio genitor, et da congiunti
Havrai, che’l tuo desio lieto faranno,