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LA FAVOLA

     Quel che del finto et simulato Tauro.
     Ahi de le selve infamia et de pastori
     De pastori gran Re, che per Amore
     Bel vanto porta, et per Amor die morte
     Col temerario ardir sempre molesto
     A la bella Siringa, anchor che’n vita
     (Malgrado del suo fermo empio desire)
     Torni tra l’altre piante à l’anno nuovo.
     Et posto che pur Dio sia de pastori,
     Che però aggradi il suo divino impero,
     E gli tien signoria sol tra coloro
     Che piu vili ne i boschi han fermo albergo,
     Di munger capre, et di menare al pasco
     Gregge, et armento studiosi, e avenga
     Di Nimphe vaghe, i lor amor divulghi
     La forma favolosa, assai sovente,
     Da lascivo desio nativo indotti
     Creder si puo, ch’a disfogar si vanno,
     Ove sfrenato ardore gli adduce, et tira.
     Gia ben si sa per ogni mandra, come
     Crathi pastor le mal ingorde voglie
     Con la capra sfogava, et sassi anchora,
     Come dal capro poi di quella gregge
     Per geloso furor fu spinto in fiume,
     Mentre dormendo in china ripa stava,
     Ne son gia sogni i miei, che pur è chiaro,