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DI PYTI.

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     Che la tua bianca mano avanza, et io
     Se cruccioso del ciel’occupo il giro
     Del cielo, ch’a me solo è campo aperto,
     Tutti vinco color che meco a gara
     Giostrano uniti, et con discorde sdegno,
     Tal che non altri, ch’io fa de le cave
     Nubi percosse uscir splendenti fuochi,
     Et pur non altri ch’io se per gli interni
     Forami de la terra entro et le spalle
     Sommetto à si gran peso, il mondo tutto,
     Et le montagne immobili muovendo
     Fo con danno temer fiera ruina,
     Qual hor gonfiando l’humil terra inalzo,
     O gli alti colli à le pianure adeguo,
     O de citta faccio infernal baratro.
Non ha’l Circio di me piu forza, avenga
     Che sterpi l’alte quercie, e schianti i rami,
     Ne’l Coro occidental puo meco à prova
     Giostrar per l’aria, non Vulturno irato
     Non Africo, non Euro, non pur quanti,
     Spiran d’intorno al mondo, et tiene à freno
     Ne la cava spelunca il re de venti.
     Vuoi tu Pyti veder s’il vanto è vero
     Del mio sommo valor, mira quel’Elce
     Et quella Pioppa si ramosa, hor ecco
     Ch’al mio primo soffiar, vedrai del fondo