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DI ANAXARETE.

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     Ne trapassata si rivolge indietro,
     Sara corrotta, et depredata à fatto.
Quanto, piu tosto che pensar non oso
     Fansi d’argento le dorate chiome?
     Quanto la fronte spatiosa e vaga
     Col viso santo si nasconde e increspa?
     Quanto il bel corpo delicato e molle,
     Che dil mondo maggior sembianza tiene
     Ruvido fusse al tatto aspro e spinoso?
     Oime che à l’hora non vedendo scampo
     Al ben perduto, al trapassato tempo,
     Piu di tre volte il nome, meo chiamando,
     Che si vero, fedel, saggio, consiglio,
     M’affatican d’assicurarvi in darno,
     Tra voi stesse dogliose gridarete
     Perche non riede al saggio animo nuovo
     La perduta beltà, le forze antiche
     Perche il nuovo pensier, che hor si disdice
     Mancò il bel tempo giovenil e fresco.
     Al tempo, che fiorir l’horrido verno
     Che arrestar l’ira del turbato mare
     Che facea Giove, Poliphemo, e Marte
     Perder lo sdegno, lo saper, la forza
     Al tempo oime che tutt’il mondo vano
     Del lieto April de nostri anni fioretti
     Che acceso da la està calda e serena