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LA FAVOLA

     Casta morir, onde morio corrotta,
     Che come il vero meritato honore,
     Contra l’invidia, contra il tempo avaro,
     Dopò la morte sempiterno resta,
     Cosi l’infamia, così il biasmo certo,
     Che sorge da villano atto inhonesto
     Mentre viviam con noi, poi che siam spenti.
     Benche moresson mille volte, e mille,
     Varca le rive d’Acheronte insieme,
     E se intatta morir, ella non volse
     Poi che sforzata haveva il cor pudico,
     Onde sol castita s’acquista e perde,
     Ond’ogni nostra operation s’informa,
     Perche del non fallir pena si piglia,
     Perche del biasmo, ove non era incorsa,
     Scioglier si pensa con la morte in vano?
     Quanto piu saggia (bench’il volgo inerte
     Presti piu orecchie alle fallaci cianze,
     Ch’a l’historico dir, vero sincero)
     Quanto piu accorta, piu prudente assai,
     Fu Penelope bella, che lontano
     Mentre da lei visse pel mar errando
     Ulisse, e parte guerreggiando à Troia,
     À la sua solitaria, horrida vita,
     (Quale è di voi senz’il servigio nostro
     Se in tutto in odio, non havete il vero)