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LA FAVOLA

     Chi potria mai tanto lodarti à pieno,
     Che fosse il dir con gran soggetto pare?
     Che la materia, onde m’agghiaccio et torpo,
     Non piu del stil larga, e soblime fosse?
     Chi potria dir le vere alte ragioni,
     Che piu son tante, quanto piu si pensa,
     Onde cacciato ogn’ostinato affetto,
     Sete costrette amar, se amate sete?
     Ne per questo potete esser gia mai
     (Che di ciò in ampia forma ve assicuro
     Starvi dinanzi à dogni vostro danno)
     Da huom, ch’intero habbia giuditio sano,
     Che di marmo non habbi il spirto e l’ossa,
     D’un picciol neo d’infamia ricoperte,
     Che quel disnor, quel scorno che ne viene,
     (Se da cotanta alma, celeste gioia
     Sorger puo cosa, che vi stempri, e turbi,
     Se’l chiar splendor de tante alte virtude
     Che racolte ha in voi il ciel insieme unite,
     Offuscar puo vile terrena nebbia)
     Appò di quanti han di raggione il lume,
     Non in voi, ma cader dè ne la natura,
     Che à questo solo v’hà fatte e vi mantiene,
     À questo sol sempre v’invita, e inchina.
     Ne testimon altro che’l vostro chiamo,
     Ch’appresso voi quanto hò già detto e dico