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com’era possibile di vedere che non provvedendo per esse, le privavate dei loro sacri diritti?»

«In ciò, non sono del vostro avviso», diss’io «Riconosco la pretesa di quegl’infelici alla nostra pietà; ma non il diritto di partecipare al nostro guadagno, dal momento che non facevano nulla».

«Ma come va dunque», disse il dottor Leete, «che i vostri operai facevano più di quanto avrebbero fatto magari dei selvaggi?

Non dipendeva ciò esclusivamente dal retaggio della antecedente scienza e delle opere del genere umano, dal meccanismo della società, allo sviluppo del quale, da noi trovato compiuto, erano occorsi migliaia d’anni?

Come giungeste a possedere questa scienza, questo meccanismo, all’acquisto del quale avevate concorso in proporzione dell’uno al nove? Voi lo avevate ereditato, non è vero? E non erano forse quegli altri, i fratelli infelici e difformi da voi respinti, i vostri coeredi? Che cosa avete fatto della loro parte? Non li derubaste voi, gettando loro le briciole del vostro pane, mentre avevano il diritto di sedere a tavola con gli eredi? e non aggiungevate l’offesa al furto, dando ad un tal procedere il nome di beneficenza?

Oh sig. West» continuò il dottor Leete, vedendo ch’io non rispondeva, «tolta l’idea della giustizia e dei sentimenti a riguardo degli storpi e degli ammalati, non capisco come gli operai del tempo vostro avesssero cuore a fare il proprio lavoro, sapendo che i loro figli ed i loro nipoti, qualora fossero stati colpiti da una disgrazia, sarebbero stati privati di ogni piacere della vita e perfino del necessario. Non giungo a comprendere come i padri di famiglia potessero favorire un sistema, il quale dava loro maggior compenso che non ai deboli di corpo e di mente; poichè la stessa differenza che offriva al padre un vantaggio, poteva spingere il figlio, per il quale egli avrebbe dato la propria vita, nella penuria e nella miseria, qualora fosse stato più debole degli altri. Non giungo a spiegarmi come gli uomini non tremassero all’idea di lasciar figli dopo di loro».