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provava nessuna amarezza per le grandi corporazioni, poichè erano considerate come anelli di congiunzione e di transizione per lo sviluppo del vero sistema industriale.
I più acerbi nemici dei gran sindacati privati dovevano riconoscere l’inapprezzabilità dei loro servigi e quanto era necessario che il popolo prendesse in propria mano gli affari. Cinquant’anni prima, la consolidazione dell’industria per controllo nazionale, anche al più entusiasta sarebbe parsa una prova molto azzardata. Da molti anni s’era provato come i sindacati maneggiavano le entrate e come guidavano migliaia di operai con abilità ed economia.
Si è riconosciuto come un assioma che quanto più grande è un’azienda bene amministrata, tanto maggiori sono i vantaggi non disgiunti dai migliori risultati. Così accadde che essendo fatta alla nazione la proposta d’incaricarsi della corporazione, anche il timido si sentì disposto ad accettare.
Certamente questo era un gran passo, ma il fatto che la nazione diventò l’unica corporazione, sciolse molte difficoltà contro le quali i diversi sindacati avrebbero dovuto combattere».
CAPITOLO SESTO
Il dottor Leete interruppe il suo discorso ed io tacqui, mentre cercavo di spiegarmi le trasformazioni sociali provocate dalla grande rivoluzione della quale avevamo parlato. «Infine» soggiunsi dopo un momento, «il pensiero di un tale aumento di azione governativa è veramente meraviglioso».
«Aumento d’azione!» mi rispose «dov’è questo aumento d’azione?»
«A’ miei tempi», ripresi, «le funzioni del governo erano limitate a vigilare per la conservazione della pace e difendere il popolo contro i suoi nemici».