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«Credo che ora tutto sarà finito», mi disse allegramente.

«Non avrei certo adoperato un mezzo sì energico se la vostra insistenza non mi vi avesse costretto. Confesso» aggiunse sorridendo «che ho temuto un momento che non voleste darmi un pugno. So che i cittadini di Boston del tempo vostro erano celebri pugillatori e pensai che era meglio non perder tempo. Spero che mi assolverete ora dall’accusa fattami di avervi corbellato».

«Se mi aveste detto» risposi completamente vinto da quanto avevo veduto, «che son passati mille anni dacche non rividi questa città, vi crederei ora».

«Un secolo soltanto è scorso», rispose egli, «ma non tutti i secoli hanno recato simili cambiamenti».

«Ed ora», soggiunse porgendomi la mano con irresistibile cordialità, «permettete che vi dia il benvenuto nella Boston del XX secolo ed in questa casa. Mi chiamo Leete e mi dicono dottor Leete».

Gli strinsi la mano allora, dicendogli: «Ed io mi chiamo Giuliano West».

«Son felicissimo di fare la vostra conoscenza, Signor West», rispose egli, «sapete che questa casa fu costrutta al luogo stesso ove sorgeva la vostra, sicchè spero che non tarderete a trovarvici bene».

Dopo avermi offerto alcuni rinfreschi, il dottor Leete mi propose di prendere un bagno e di cambiar abiti, proposta che accolsi con gioia.

Pare che la foggia del vestito maschile non fosse cambiata di molto, giacchè, fatta eccezione di alcune piccolezze, i miei nuovi abiti non mi sorpresero affatto.

Ero dunque tornato fisicamente me stesso. Ma come mi sentissi internamente, il lettore potrà facilmente argomentare. Quale impressione provai trovandomi ad un tratto in un nuovo mondo! Come si sentirebbe il mio lettore se si trovasse, in un istante solo, trasportato dalla terra in paradiso od anche all’inferno?

I suoi pensieri si rivolgerebbero essi dapprima alla terra da lui abbandonata, oppure, passata la prima sorpresa, dimentiche-